Una terapia dell’Essere

Bioenergetica

Bioenergetica: una terapia dell’Essere

 

Quando pensiamo ad una Psicoterapia ci vengono in mente i nostri disagi emotivi e la storia passata come fossero una sequenza lineare.

Raramente pensiamo sia una riduzione dell’essere, cioè della nostra dimensione interiore, a causare i disagi che viviamo nel presente.

Il fare ci sovrasta e ci allontana da noi stessi, ci rende apparentemente autonomi in un circolo vizioso in cui ripetiamo vecchie modalità difensive: “…

Più siamo impegnati in un fare e meno tempo abbiamo per sentire, essere, vivere” (A. Lowen)

Il disagio emotivo nasce qui: come se ci separassimo da noi stessi per non sentire il dolore, per non sentire la gioia perché alla fine temiamo entrambi come se fossero, e lo sono, distrattori fastidiosi dei programmi che decide la nostra volontà ed il nostro io.

Il fare rappresenta il tentativo di cambiare una situazione esterna ma è totalmente inutile per cambiare una situazione interiore 

…”la nostra interiorità non cambia con il fare ma aumentando l’ essere dice Lowen ponendo così le basi per la Terapia dell’Essere, l’Analisi Bioenergetica.

Quando la situazione è interiore, cioè uno stato dell’essere, cercare di cambiare questo stato con il fare ha come risultato una diminuzione dell’essere.

Si innesca così un circolo vizioso che ben conosciamo: ci sforziamo di cambiare ed il risultato dei nostri sforzi, quando va bene, è un momentaneo cambiamento esterno, le cose poi tornano come prima.

La modalità del fare opera riducendo progressivamente la distanza tra il luogo in cui ci si trova e quello in cui si desidera essere: lo fa frammentando il problema in pezzi, risolvendo, almeno nell’intenzione, ognuno di questi pezzi e valutando poi se questo ci ha avvicinato all’ obiettivo.

Va benissimo se dobbiamo attraversare la strada costruire piramidi, navigare un mare ecc… per questo poi tendiamo ad usarlo per risolvere il problema dell’infelicità; lì invece è disastroso perché ci spinge a concentrarsi sulla distanza tra come si è e come si vorrebbe essere e suscita domande tipo: “Cosa c’è in me che non va? Cosa sbaglio? Perché faccio sempre gli stessi errori?” facendoci sprofondare sempre più nell’infelicità che vogliamo combattere.

Allora l’umore sprofonda, il corpo va in tensione, la mente rimugina, si forma la convinzione che preoccupandoci della propria infelicità si troverà prima o poi una soluzione: rimuginare però non è la soluzione, è il problema.

Il cambiamento terapeutico in Bioenergetica è simile alla crescita, è un cambiamento che avviene dall’interno nel rispetto dei ritmi della persona ed ha la forma della crescita perché è radicato nell’essere e in una riduzione del fare.

Possiamo fare movimenti nella seduta di terapia (il lavoro corporeo) ma non hanno lo scopo di allenarci, non sono azioni ne esercizi, sono espressioni del sé.

L’essere infatti si identifica con le sensazioni e le sensazioni non possono essere prodotte, si verificano spontaneamente, non hanno scopi o obiettivi, non nascono da una risposta della volontà; la loro funzione è favorire il processo vitale; il fare non implica ne determina sensazioni, anzi può addirittura inibirle: questo non significa che ogni volta che facciamo qualcosa non sentiamo ma per fare qualcosa con sentimento abbiamo bisogno di rispettare i nostri ritmi.

Se ci sforziamo paghiamo in termini di riduzione della sensazione.

La relazione tra l’essere ed il fare è dinamica.

La nostra infanzia forse è l’unico periodo della vita in cui le nostre azioni possono essere dedicate all’essere.

Man mano che cresciamo siamo chiamati a sviluppare un equilibrio tra l’essere ed il fare, tra le sensazioni ed il pensiero, tra spontaneità e volontà; è quando non riusciamo a trovare questo equilibrio che iniziamo a sviluppare sintomi di disagio fisico e/o emotivo.

Monica Masoero

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