Saper desiderare – Perché desideriamo le cose sbagliate?
Se pensiamo a come scorre la nostra vita, a come ci poniamo sul luogo di lavoro, rispetto a quello che vediamo in televisione, sui social o intorno a noi, possiamo ben comprendere come non pensiamo in genere in termini assoluti, ma relativi.
Così l’altro diventa il nostro termine di paragone e di confronto.
Inoltre tendiamo ad abituarci alle cose che abbiamo, a investire o spendere in beni materiali, più che a investire in esperienze.
I beni materiali restano con noi, ci abituiamo ad averli e col tempo, la gioia di possederli svanisce.
Investire nelle esperienze ha esiti diversi.
Se ci pensate, investire in una bella esperienza ci rende più felici e ci arricchisce dentro.
Il suo ricordo rimane con noi e quando ci ritorniamo con la memoria ne traiamo una sensazione di benessere.
Tende quindi a darci gioia a lungo termine, forse proprio perchè ha avuto una durata limitata nel tempo.
Ma torniamo alla questione del nostro modo di pensare in termini relativi.
Pensiamo ai nostri studenti.
A quello che prende la sufficienza in una classe dove la maggioranza è risultata insufficiente.
Quel “sei” lo riempirà di gioia.
Se invece la maggioranza della classe avrà ottenuto votazioni alte, quel “sei” diventerà motivo di delusione e insoddisfazione.
Il confronto con gli altri è inevitabile e accade sempre anche se non sempre ce ne rendiamo conto.
Tuttavia essere consapevoli che ragioniamo in termini relativi, può aiutarci a comprendere meglio certi meccanismi, che ci portano a valutare e a giudicare le cose in base a dei punti di riferimento.
Così se veniamo assunti in un ufficio con uno stipendio che risponde alle nostre aspettative, ma poi scopriamo che tutti in quell’ufficio guadagnano di più, è probabile che il nostro stipendio, che inizialmente ci sembrava ottimo, non sembri più tanto buono e cominciamo a pensare che dovremmo ricercare un salario maggiore.
La stessa cosa capita con i teenager che oggi troppo spesso si rivolgono al chirurgo plastico per migliorare il loro aspetto.
Pensano che un corpo perfetto sia una chiave irrinunciabile per la felicità.
Vivendo sui social i loro termini di paragone rispondono a certi canoni di bellezza, di perfezione fisica e poco importa se non corrispondono alla realtà, perché generano scontentezza e un senso di inadeguatezza.
Così i giovani (e anche i meno giovani!) cominceranno a pensare che sicuramente un “ritocchino” li renderà più belli e di conseguenza più felici.
In realtà gli studi dimostrano che a lungo termine non ci si ritrova ad essere più soddisfatti della propria vita.
Cerchiamo di stare alla pari con le persone che frequentiamo, che vivono intorno a noi, che vediamo su Facebook o in tv, o sui social in genere e questo finisce molte volte per farci sentire insoddisfatti di ciò che siamo e di ciò che abbiamo.
Chi studia questi fenomeni ha infatti scoperto che esiste una forte relazione tra uso dei social e autostima.
Esserne consapevoli ci può aiutare a comprendere un po’ il disagio che avvertiamo intorno a noi, specie nei più giovani.
E talvolta, anche in noi stessi.