Professioni d’aiuto – Cosa succede quando decidiamo di andare dallo psicologo?
Parte del lavoro dello psicologo si esplica attraverso l’attività di consulenza che consiste in un numero limitato di incontri, almeno 5 o 6, con l’obiettivo di analizzare la domanda della persona e durante i quali il colloquio è lo strumento privilegiato per identificare, spiegare, ridefinire il problema/disagio; a questi seguono altri colloqui, una decina, che servono per individuare le possibili strade per la risoluzione del problema oltre all’eventuale necessità, in casi specifici, di coinvolgere altre figure professionali (medico di medicina generale, neurologo, psichiatra, avvocato, professionista altro…).
Saranno poi formulati obiettivi condivisi sulla base delle aspettative e dei dati di realtà che la persona porta.
Gli incontri hanno cadenza settimanale, avranno una durata di un’ora ciascuno e sono protetti dal segreto professionale.
In alcuni casi, a seconda del tipo di problema presentato, la persona può essere indirizzata ad una psicoterapia che è un percorso più lungo e si caratterizza per la possibilità di un lavoro più profondo.
Il primo colloquio è un colloquio speciale: rappresenta la particolarità dell’incontro tra due persone che non si conoscono affatto.
Lo psicologo/psicoterapeuta si presenta, fornisce informazioni relative al Setting, alle sue specifiche competenze professionali ed all’approccio terapeutico seguito, si rende disponibile ad accogliere richieste, specifiche domande e curiosità.
Quando una persona affronta un colloquio porta informazioni formali e generiche, informazioni sui propri modelli comportamentali, sulle proprie convinzioni, pregiudizi e valori, informazioni sull’ambiente di vita.
Il primo colloquio non è un momento facile per entrambi, da parte della persona che richiede l’incontro ci sono emozioni contrastanti, probabilmente ha impiegato parecchio tempo a decidere di chiamare, spesso si è rigirata il numero di telefono tra le mani senza mai comporlo, a volte si susseguono emozioni di imbarazzo, vergogna nel parlare di fronte ad uno sconosciuto; dal canto suo lo psicologo/psicoterapeuta è attraversato dalla consapevolezza emozionante che ci sarà durante il colloquio un momento “sacro” quello in cui l’Altro comincia a sentire di poter pensare e di poter comunicare il proprio pensiero.
Il professionista si contraddistingue nel colloquio per una disponibilità attenta e rispettosa, una curiosità non invadente ed una capacità di ascolto attivo ricordando che la persona non deve mai uscire con meno di quanto aveva quando è entrata.