10 Luoghi comuni e credenze per convincersi a non andare dallo psicologo… o forse no!
Ci sono diversi motivi, anche più di dieci, che le persone utilizzano per giustificare la loro resistenza ad andare da uno Psicologo alimentati da false credenze, preconcetti, fantasie e dubbi.
Il risultato?
Chi ha bisogno di aiuto non lo chiede, o aspetta anni prima di rivolgersi ad uno specialista quando ormai il convivere con i propri problemi lo ha portato allo sfinimento compromettendo in modo significativo diversi ambiti della propria vita.
Ecco una sintesi dei luoghi comuni da sfatare e di credenze da modificare per scegliere in piena libertà se abbiamo bisogno di incontrare uno psicologo:
- “Lo psicologo cura i matti”. L’errata convinzione che lo psicologo si occupa soltanto delle forme di psicopatologia è dura a morire. Questa poggia in parte sulla confusione esistente tra psichiatra e psicologo e in parte sulla mancata conoscenza riguardo agli ambiti di intervento psicologico che spaziano dalla promozione della salute, alla scuola, alle aziende e ovviamente al colloquio con il singolo
- “Costa tanto”. Rivolgersi ad un professionista ha un prezzo, sia che si tratti del dentista, del cardiologo o di uno psicologo. La spesa economica a cui vogliamo sottrarci si traduce direttamente in termini di costo per la nostra serenità e benessere, sebbene questi ultimi siano difficilmente quantificabili.
- “Ci vogliano anni di terapia”… “E’ infinita!” La durata dell’intervento psicologico non può essere definita a priori, a volte possono bastare anche pochi incontri. Tutto dipende dal motivo della consultazione e solo una parte di coloro che si rivolgono ad uno psicologo necessita di un intervento psicoterapico che compete esclusivamente allo psicoterapeuta, altri possono anche solo necessitare di un intervento di sostegno per un momento particolarmente difficile della vita (lutto, separazione perdita del lavoro….). In ogni modo si effettuano sempre prima alcuni incontri, almeno 4 o 5 di conoscenza e definizione del problema, per una progettazione condivisa con la persona che ha richiesto la consultazione.
- “Che cosa direbbero gli altri se sapessero che vado dallo psicologo?”. E’ importante sapere che esiste un codice deontologico che disciplina la professione secondo il quale lo psicologo ha il dovere di tutelare la privacy dei suoi clienti (segreto professionale). Se non vuoi far sapere che ti sei rivolto ad uno psicologo basta solo che eviti di dirlo ad altre persone. Ciò, ovviamente, vale per qualsiasi altra prestazione sanitaria, questa in modo particolare.
- “A me non serve aiuto. Come sempre ce la faccio da solo”. Spesso il gesto di chiedere aiuto viene considerato un atto di debolezza ma è inevitabile che prima o poi nel corso della vita capiti di aver bisogno dell’altro. Rivolgersi ad un psicologo quando si vive un malessere o si ha un problema è invece un atto di coraggio e di responsabilità verso se stessi.
- “Basta prendere dei farmaci”. La terapia farmacologica non può essere considerata un’alternativa. In determinati casi è necessario che questa sia integrata ad un trattamento psicologico in modo da consentire l’elaborazione dei vissuti piuttosto che evitare di parlare dei problemi. Inoltre lo psicologo non essendo medico non può prescrivere farmaci ma può inviare al medico di medicina generale o allo psichiatra nel caso ne individuasse la necessità. Il lavoro di equipe e l’approccio clinico integrato sono valori aggiunti al lavoro psicologico ed hanno come obiettivo il miglioramento della qualità di vita della persona e la riduzione dei tempi dell’intervento.
- “Se vado dallo psicologo ne uscirò cambiato”. Quando si vive un disagio è perché qualcosa nella propria vita non è come dovrebbe essere. Rivolgersi ad uno psicologo per poter stare meglio richiede che si compia un processo di cambiamento, la trasformazione non è solo inevitabile ma necessaria per ritrovare il proprio benessere.
- “Quali garanzie ho che starò meglio?”. Lo psicologo può solo garantire della sua formazione professionale e sul suo impegno ad aiutarvi, oltre alla progettazione condivisa dell’obiettivo terapeutico. Se decidete di rivolgervi a lui imparerete ad accettare la vita senza garanzie.
- “I panni sporchi si lavano in casa”. Il detto popolare in questo caso non è d’aiuto poiché i problemi è meglio affrontarli con una persona diversa da noi stessi, portatrice di un altro punto di vista e capace di suggerire strategie alternative a quelle che siamo soliti utilizzare.
- “Conoscendo le tecniche si può fare da soli”. L’efficacia di un intervento psicologico non è riducibile al solo impiego di tecniche specifiche il cui utilizzo avviene sempre all’interno di una relazione tra chi richiede aiuto e chi è disposto a darlo ma alla collaborazione nel portare avanti la relazione terapeutica quale movens verso gli obiettivi prefissati; la motivazione personale al lavoro terapeutico è fondamentale per la buona riuscita del progetto.