Essere coach di se stessi: scoprire potenzialità e risorse personali
“Abbiamo tutti il potere di riflettere sulle esperienze e di immaginare alternative, valutare i costi delle nostre scelte e la possibilità di cambiare. Per farlo, tuttavia, abbiamo bisogno di strumenti, a partire dalla capacità di riconoscere (nel duplice senso di “vedere” e “dare riconoscimento”, ossia rispetto) le situazioni concrete così come sono, compresi i nostri limiti e il nostro senso di impotenza “(L. Scarpa 2007)
Il fenomeno del “licenziarsi dentro” ben descrive quella sensazione del perdere qualsiasi motivazione a fare con partecipazione il proprio lavoro e quanto più sono stati alti gli ideali, all’inizio della scelta di fare un lavoro, tanto più forti saranno la delusione e la rabbia per il non sentirsi più riconosciuti o addirittura il non riconoscere più se stessi in quel ruolo o professione.
La frustrazione di andare ad un lavoro che ha perso il suo valore porta ad un tran-tran senza spazio per alcuna soddisfazione, in cui ci si disabitua a pensare con la propria testa e ci si limita ad andare in automatico; ogni motivazione è spazzata via, non si propone più nulla, non si esprimono più le proprie idee, accumulando stress e negatività.
Come uscire da questa “empasse” emotiva ed esistenziale?
Sicuramente non c’è una risposta universale, ognuno di noi risponde in modo diverso perché molti fattori entrano in gioco… dentro e fuori di noi.
Forse le domande da porsi sono più diversificate:
- Quali esigenze e necessità ma anche di quali desideri, sogni ed aspettative sono portatrice / portatore?
- Quali limiti e blocchi sento dentro di me e nella mia storia?
- Come percepisco e vivo il cambiamento?
- Quanto sono pronta / pronto e disponibile a mettermi in discussione?
E ‘interessante osservare che i termini “motivazione” ed “emozione” contengono il concetto di movimento e quindi di cambiamento.
Le emozioni sono segnali che ci dicono di come le cose che percepiamo, nel mondo che è in continuo cambiamento, confermino i nostri bisogni di sicurezza, di vedervi un senso, di sentirci a nostro agio; le chiamiamo emozioni “negative” quando ci segnalano che così non è, che le cose non stanno andando come noi preferiremmo ma, senza la distanza necessaria ad osservarne il processo la mente tende ad andare “in automatico” con reazioni di fuga o di passività.
Partendo dal concetto che ogni persona è dotata di più potenzialità di quanto crede di averne, sta proprio nel farle emergere e nell’assumersi quel potere personale che le consente di uscire da quello stato emotivo bloccato, frustrato e senza futuro.
La dinamica di stabilità e cambiamento è presente in tutte le sfere dell’esistenza di una persona: lavoro, casa, vita affettiva, rapporti interpersonali, impiego del tempo libero, ecc….
Verso la stabilità spingono la rassicurazione, la paura del non conosciuto, buona parte del sentimento della propria identità, la propria tradizione e l’attaccamento al passato.
Verso il cambiamento spingono nuovi bisogni, esigenze, richieste, desideri, aspirazioni, opportunità, il desiderio vitalizzante di una nuova esperienza, la tendenza dell’essere umano ad imparare e crescere, il timore di diventare obsoleto, il presentarsi di nuovi problemi e ragioni di crisi, la voglia di uscire dalle prigionie, esterne ed interne, la speranza e la fiducia in un mondo nuovo, interno ed esterno.
Analizzando ciò che avviene alla persona e nella persona, il processo di crescita appare come il risultato di un processo continuo di aggiunta di nuove possibilità con veri e propri salti di qualità che spesso iniziano e si catalizzano attorno ad un’apertura di una nuova piccola ma significativa opportunità.
Una crisi può trasformarsi in un’occasione per nuove scoperte, se ci muoviamo invece di stare fermi a recriminare, quando le cose non vanno come siamo abituati ad aspettarci che vadano, cambiamo strada, proviamo nuove vie per ottenere ciò che desideriamo, ciò che dà più senso al nostro lavoro ed in generale alla nostra vita.
Così la nuova possibilità diventa “pensabile”, cioè presente a livello mentale, poi viene sperimentata con vantaggi oggettivi e la persona la ripete e la privilegia, riorganizzando alcuni aspetti della propria vita per innestarla nella propria normalità e questo, a cascata, determina nuove “pensabilità-possibilità” aumentando la consapevolezza di sé e la propria responsabilità nel poter agire un cambiamento.
Tutti noi abbiamo la tendenza innata a cercare la causa di ciò che ci succede, ci è successo in passato e ci potrebbe succedere in futuro, con due atteggiamenti in un certo senso contrastanti: la tendenza a cercare la causa all’interno di noi e dei nostri comportamenti (assumersi la responsabilità di…locus of control interno) e quella di cercare la causa al di fuori di e dei nostri comportamenti (dare la respondabilità all’esterno/agli altri…locus of control esterno).
Le ricerche dimostrano, che in ogni specifica persona, le percentuali delle due tendenze sono molto radicate, quasi un aspetto della personalità poco influenzabile, ma ciò sul quale noi possiamo indirizzare la nostra attenzione è l’intenzione consapevole di investire psicologicamente ed operativamente sulla parte di noi focalizzata, su ciò che essa può fare, come primo passo, per essere coach di sé stessi!
Sarà poi importante, se non risolvere i problemi, almeno sbloccare le situazioni cominciando ad intravedere nuove possibilità che fanno emergere dentro di noi risorse dimenticate, sopite o addirittura mai esplorate e questo creerà un circolo che si autoalimenta determinando una crescita delle possibilità.
L’opportunità che ci stiamo di accedere a più possibilità dentro di noi, permette ed implica il concetto di consapevolezza e di scelta responsabile dell’essere protagonista della nostra vita, aprendo le porte ad un vero e proprio cambiamento esistenziale, una ventata di nuova energia che ci stimola al cambiamento, al coraggio e al benessere in tutti gli ambiti della nostra esistenza.