Resilienza: proviamo a definirla
- Cos’è la resilienza?
- Elasticità, determinazione, resistenza a qualunque costo?
- E come fare a migliorarla?
Vorrei fare alcune considerazioni con voi a questo riguardo e su quale ruolo ha l’ottimismo in questo ambito della vita, che spesso è messo a dura prova nell’ambiente di lavoro.
Provate a pensare a cosa significa per voi la parola resilienza.
Molti forse pensano al superamento degli ostacoli che la vita ci fa incontrare sulla via.
Altri penseranno alla forza mentale, alla determinazione.
Certo, la resilienza è determinata dalla nostra mente e fa parte di come percepiamo la nostra vita.
E’ come percepiamo le avversità e lo stress.
Difficilmente avete pensato alle parole amore e gratitudine.
Eppure queste sono parole legate al mondo delle relazioni, perché ci aiutano a creare legami con gli altri.
E la parola fede?
Sembra ormai in disuso, eppure l’attaccamento a qualcosa di più grande di noi e il sentirci parte di esso è un aspetto particolarmente importante della resilienza.
Cerchiamo una definizione di resilienza.
Una delle numerose definizioni che si trovano nella letteratura di questo tipo è del ricercatore Fredickson.
Egli definisce la resilienza come l’abilità a riprendersi dalle esperienze emotive negative e l’adattarsi in modo flessibile alle esigenze che scaturiscono dalle esperienze stressanti.
Quello che è interessante in questa definizione è che coinvolge la flessibilità e la flessibilità ci aiuta a sperimentare strategie diverse, di fronte alle esperienze stressanti.
La resilienza è la capacità di riprendersi nelle avversità, ma è anche la capacità di trovare motivi di crescita dalle sfide dell’esistenza.
Diverse variabili contribuiscono ad attivare la resilienza di una persona.
Qualcuno li chiama fattori protettivi.
Il fattore biologico, ad esempio.
E’ il modo fisiologico in cui il nostro corpo reagisce allo stress e ha un certo effetto sulla nostra resilienza.
Ciò che fa anche variare la nostra resilienza è la consapevolezza.
Quante volte ci mettiamo “in pausa”, anche solo per pochi secondi e ci chiediamo cosa sentiamo dentro di noi?
Quanto prestiamo attenzione ai nostri pensieri?
E questi pensieri ci sono di aiuto o di ostacolo?
La nostra consapevolezza sta non solo nel “prender nota” di pensieri ed emozioni, ma anche osservare le nostre reazioni e capire se esse ci aiutano o ci creano ulteriore danno.
Avere consapevolezza vuol dire anche conoscere le nostre forze e le nostre debolezze e saper intervenire sulle debolezze per raggiungere risultati migliori.
Per raggiungere un obiettivo abbiamo bisogno di molto autocontrollo, di una visione chiara e definita del nostro futuro, di dove vogliamo arrivare.
Vedere le cose in prospettiva significa guardare una situazione sotto molteplici punti di osservazione.
Infine….un po’ di ottimismo!
Credere in un futuro positivo è il motore della resilienza, perché determina l’atteggiamento con cui andare avanti.
Le persone resilienti riescono a pensare ai fattori di stress non come minacce, ma come sfide.
Di fronte al problema dicono “ è una sfida che posso superare” invece di pensare “è una minaccia , mi ritiro!”
Quindi l’ottimismo è essenziale nella resilienza, così come conoscere i propri punti di forza e i propri talenti, credere di potercela fare.
E’ anche importante la spiritualità, il sentirsi connessi a qualcosa di più grande.
Può essere la fede, una profonda unione con la natura, il perseguire una missione, uno scopo, un’idea, qualcosa per cui si ritiene si ritiene sia importante lottare.
Altra variabile è il sociale in cui ci troviamo, la famiglia, la comunità, il luogo di lavoro che rafforzano o erodono la nostra forza interiore.
Non essere completamene soli, avere qualcuno nella vita, anche solo una persona su cui contare, ci rende più forti e resilienti.
Essere consapevoli di queste variabili è il primo passo che muoviamo verso una resilienza maggiore!